Dopo il concerto di Ozzy, Damiano era ancora in trance. Aveva perso la voce, il senso del tempo, e… Vanni. L’amico metallaro, quello che si era perso tra il pogo e le birre, non rispondeva ai messaggi. Ultimo avvistamento: vicino al palco, con le braccia al cielo durante War Pigs.
Ore dopo, Damiano vagava per la stazione di King’s Cross, cercando un treno, un taxi, un segno. E lì, tra i binari e le ombre, lo vide.
Vanni.
Seduto su una panchina, con lo sguardo perso e una maglietta strappata dei Black Sabbath. In mano, un vinile che non aveva comprato. Sul retro, una dedica: “To Vanni. Stay loud. Ozzy.”
Damiano si avvicinò. “Ma dove sei finito?” Vanni lo guardò, lentamente. “Non lo so. Credo di aver attraversato qualcosa. Quando Ozzy ha cantato Dreamer, ho visto… cose. Tipo, il backstage dell’universo.”
Silenzio. Poi risate. Poi abbracci.Poi birre... Quella notte, non tornarono in hotel. Rimasero lì, a parlare di riff, di sogni, di stazioni che sembrano portali. E Vanni, da allora, non è più lo stesso. Ha tatuato il logo di Ozzy sul braccio. E ogni volta che sente Crazy Train, si ferma. E sorride....

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