Il metallaro che predica tra ruggine e riff
Ore 9:00. Vanni si sveglia con una birra calda e un urlo. Non uno qualsiasi: un growl gutturale che fa scappare i gatti. Dice che è il suo modo di “salutare il mondo prima che lo deluda”. Indossa una maglietta dei Napalm Death bucata, pantaloni mimetici e un giubbotto di pelle con la scritta “Dio è un amplificatore rotto”. Ore 10:30. Si dirige verso il parco con la sua chitarra senza corde. Non la suona. La brandisce. Si siede su una panchina e comincia la sua “predica metallica": “Il sistema è un assolo stonato. La scuola è un pedale rotto. Il lavoro è un metronomo che ti uccide a tempo.” I passanti lo ignorano. I ragazzi lo ascoltano. Uno gli chiede: “Ma tu che lavoro fai?” Vanni ride: “Io sono il rumore che non puoi licenziare." Ore 13:00. Pranzo: pane raffermo, cipolla cruda, e una lattina di birra. Dice che il gusto è secondario, “l’importante è masticare con rabbia”. Poi tira fuori un taccuino: pieno di testi, disegni, frasi come “La musica è il mio coltello di carta”.Ore 15:00. Si ferma davanti a una scuola. Non entra. Si limita a urlare:“Non insegnate a stare zitti. Insegnate a fare casino.” Un professore lo minaccia di chiamare la polizia. Vanni risponde: “Chiamali. Ma digli che porto solo verità distorte.” Ore18:15. Nel retro del negozio di strumenti, Vanni ha trovato rifugio tra amplificatori impolverati e Fender che sanno di storie vissute. Ha provato una Telecaster del ’72. Il suono era ruvido, sincero. Come lui. Il commesso gli ha chiesto se voleva comprarla. Vanni ha sorriso: “Le cose belle non si comprano, si meritano." Ore 19:30. Sul ponte, con le cuffie nelle orecchie e il mondo che scorre sotto, Vanni ha guardato il cielo incendiarsi. Ha pensato a tutto quello che non ha detto, a tutto quello che avrebbe voluto urlare. Ma poi ha capito: non serve gridare per essere ribelli. Basta vivere a modo proprio.

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