La notte era perfetta. Nebbia, vento, e un cielo che sembrava una copertina dei King Diamond. Il palco era stato montato nel cuore di Camden, circondato da cancelli, rune metalliche e amplificatori rituali. Il pubblico? Nessuno sapeva quanti fossero. Alcuni dicevano 666. Altri, che non erano mai entrati… ma erano ancora lì.
Ivan accordava la chitarra. Vanni sistemava il pedale Distortion Ritual. Kron era immobile, occhi chiusi, mani pronte. Gli Exodus erano già in posizione, con le corde tese come nervi.
Alle 23:59, le luci si spensero. Un suono profondo, simile a un respiro cosmico, attraversò il parco. Poi, The Awakening iniziò.
Il pubblico urlava, ma non sembrava solo entusiasmo. Era come se il suono scavasse dentro. Alcuni piangevano. Altri ridevano. Qualcuno si inginocchiava.
Poi arrivò Thrash Ritual, con gli Exodus. Il palco sembrava esplodere. Le note erano lame. Le parole, invocazioni. E quando Kron batté la doppia cassa finale, il cielo si aprì.
Una figura apparve sul maxischermo. Nessuno l’aveva programmato. Era Lemmy. O qualcosa che gli somigliava. Disse solo:
“Il Riff è vivo. E ora… è vostro.”
Ivan cadde in ginocchio. Vanni urlò. Kron si alzò in volo. Gli Exodus continuarono a suonare, come posseduti.
Alla fine, il silenzio. Ma non era vuoto. Era pieno di qualcosa. Di un’eco. Di un’energia.
Il pubblico non se ne andò. Rimase lì. In attesa.

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