Storia di uno che ha fatto del rumore la sua religione
Lo chiamano Il Vanni. Nessuno sa se è il nome vero o solo un soprannome nato tra birre e distorsioni. Vive in una roulotte parcheggiata dietro una discarica, con tre gatti e un amplificatore che ruggisce anche spento. Capelli lunghi, barba intrecciata, occhi che sembrano due riff di Slayer.
Ogni sabato, Vanni si presenta al parco con una chitarra elettrica senza corde. La tiene come fosse un fucile. Poi si siede, accende una cassa portatile, e urla. Non canta. Urla. Frasi sconnesse, versi di canzoni, bestemmie poetiche. I bambini lo guardano, i genitori lo evitano, ma i ragazzi lo ascoltano. Perché Vanni dice cose che nessuno osa dire.
Una volta gli ho chiesto: “Perché lo fai?” Mi ha risposto: “Perché il silenzio è il vero nemico. E io sono il suo incubo.”
🎶 Riff Ribelli è anche questo. Persone che non cercano palchi, ma battaglie. Voci che non vogliono essere educate, ma ascoltate. Il Vanni non è pazzo. È solo troppo vero per questo mondo finto.

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