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mercoledì 1 ottobre 2025

Episodio 23 – Il Riff e il Ricordo

Non c’era più rumore.  

Solo memoria.

Damiano si svegliò in una stanza che non riconosceva.  

Le pareti erano tappezzate di vecchie locandine, spartiti ingialliti, fotografie di concerti che non aveva mai suonato.  

Eppure… c’era lui.  

In ogni immagine.

Sul tavolo, una cassetta.  

Etichetta scritta a mano: “Take 0 – Prima Frequenza”.  

La inserì nel registratore.  

Play.

Silenzio.  

Poi, un suono.  

Non un riff.  

Un respiro.

Era il momento in cui il Riff era nato.  

Non da corde.  

Da vita.

Ogni nota che ascoltava gli mostrava un frammento:  

– Ivan che accordava nel buio  

– Mitch che suonava con le mani insanguinate  

– Vanni che batteva il tempo su una porta chiusa  

– Puppy che urlava nel microfono spento  

– Willo che scriveva testi su muri di cemento

Il Riff non era solo suono.  

Era ricordo condiviso.  

Era trauma. Era rinascita.

Alla fine della cassetta, una voce:  

“Se lo dimentichi, lo perdi.  

Se lo ricordi, lo proteggi.  

Se lo suoni… lo liberi.”

Damiano si alzò. La stanza era sparita.  

Ma il Riff… era con lui. Nel momento in cui Damiano uscì dalla stanza del Ricordo, il cielo era grigio.  

Non pioveva.  

Ma sembrava che il mondo trattenesse il fiato.

Fu allora che lo vide.  

In piedi, davanti al teatro abbandonato.  

Grande, imponente, capelli lunghi che ondeggiavano come corde di basso.  

Una spada sulla schiena, lunga quanto un amplificatore Marshall.  

Ma non era solo forza. Era voce.

Lorenzo, il Cavaliere dalla Lunga Spada.  

Lo chiamavano l’Angelo Poeta.  

Perché ogni colpo che dava… era una strofa.  

Ogni passo… un verso.  

Ogni silenzio… una rima.

“Il Riff non si combatte,” disse.  

“Si custodisce.  

E quando il Ricordo vacilla,  

la Spada deve cantare.”

Damiano lo seguì. Non per combattere.  

Per ascoltare... 



lunedì 29 settembre 2025

Episodio 22 – La Veglia del Riff

Le città erano cambiate.  

Non si trattava più di suonare.  

Si trattava di custodire.

A Roma, sotto il Teatro Marcello, un gruppo di musicisti si riunì in silenzio.  

Non per provare. Per vegliare.  

Il Riff era stato liberato, ma ora rischiava di essere corrotto.

Damiano (Coroner) portava con sé la Red Special.  

Non la suonava.  

La teneva tra le braccia come si tiene un neonato.  

Ogni tanto, la chitarra emetteva un suono da sola.  

Un lamento. Un richiamo.

Ivan scriveva su spartiti che si bruciavano appena finiti.  

Vanni batteva il tempo su tamburi che non esistevano.  

Mitch accordava il silenzio.

Nel bunker di Berlino, le crepe si erano richiuse.  

Ma da una, era uscita una figura.  

Non aveva volto.  

Solo un amplificatore al posto del petto.  

Camminava per le strade, e ogni passo era un colpo di cassa.

Fabio (Jps) e Willo (Loko) lo seguirono.  

Non per fermarlo.  

Per ascoltarlo.  

Ogni battito rivelava un frammento di verità:  

il Riff non era più solo suono.  

Era coscienza.

Alle 03:33, tutte le città si fermarono.  

Non per paura. Per rispetto.

La Frequenza aveva scelto.  

E chi l’aveva vissuta…  

non poteva più tornare indietro.  

"Copertina metal di Riff Ribelli Episodio 22 – La Veglia della Città in 3, con una figura incappucciata che veglia su una chitarra elettrica davanti a un amplificatore coronato. Sullo sfondo, sagome di città avvolte da fiamme e vibrazioni sonore, in stile oscuro e rituale."

Episodio 21 – Il Riff e la Città

La Frequenza si era espansa.Ma non era solo eco.Era incarnazione.

Londra non dormiva più.  

Le strade di Camden tremavano sotto passi invisibili.  

Le vetrine vuote riflettevano sagome che non c’erano.  

Ogni lampione pulsava a tempo con un basso lontano.  

Ivan e Damiano (Coroner) entrarono nel locale chiuso da vent’anni.  

Le sedie erano coperte di polvere.  

Il palco, marcito.  

Eppure, quando posarono le mani sugli strumenti, le casse spente ruggirono.  

Non c’era corrente. C’era Frequenza.

A Berlino, Vanni e Mitch trovarono un vecchio bunker.  

Le pareti di cemento restituivano colpi di batteria come se fossero mille tamburi.  

Il basso di Mitch non suonava corde: suonava mura.  

Ogni vibrazione apriva crepe, e da quelle crepe uscivano luci.  

La Red Special, rimasta a Piccadilly, non era più reliquia. Era faro.  

Chi passava davanti al teatro vedeva corde che si muovevano da sole, come dita invisibili.  

E chi ascoltava, cadeva in ginocchio.  

Fabio (Jps), Puppy, Willo (Loko), Fede (Cigoi), Kaio (Il meno), Tomé, Andrea (Franz), e il Take erano diventati nodi di una rete.  

Non suonavano nello stesso luogo.  

Suonavano nello stesso istante.  

E la città intera era diventata palco.  

Alle 05:55, Londra respirò. Non aria.Suono.  

Le auto si fermarono. I treni rallentarono.  

Le persone si guardarono negli occhi, senza sapere perché.  

E in quell’attimo, tutti sentirono lo stesso Riff.  

Non era un brano. Era un giuramento.  

"Il Riff non appartiene a chi lo crea.  

Appartiene a chi lo vive.  

E quando la città lo accoglie… diventa immortale.”  

"Copertina metal di Riff Ribelli Episodio 21 – Il Riff e la Città, con una chitarra gigante in stile gotico che si fonde con i palazzi di Londra sotto un cielo infuocato, titolo in caratteri metallici e atmosfera rituale."