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giovedì 25 settembre 2025

Il Baule dei Ricordi Heavy Metal di Vanni

(Ogni oggetto è un urlo, ogni urlo è eterno)

Il baule era lì, sotto il letto di Vanni, coperto da una coperta dei Motörhead e da uno strato di polvere che sapeva di palco e birra. Nessuno lo apriva da anni. Ma quella sera, dopo il concerto di Ozzy, Vanni tornò a casa, si sedette sul pavimento, e disse: “È ora.”

Lo aprì. E il passato esplose.

- La bacchetta rotta di Nicko McBrain, lanciata durante un live degli Iron Maiden nel 2003. Vanni l’aveva presa al volo, rompendosi un dito. “Valeva ogni osso,” diceva.

- Un plettro di Dave Mustaine, rubato (o ricevuto, dipende da chi racconta) durante un meet & greet in cui Vanni aveva chiesto: “Hai mai suonato qualcosa che ti ha fatto paura?”

- La maglietta dei Pantera, tagliata, bruciata, ricucita. Sopravvissuta a tre poghi, una rissa e una notte in tenda sotto la pioggia. “Questa ha visto più guerra di me,” diceva.

- Un biglietto autografato da Lemmy, con scritto: “Stay loud, bastard.” Vanni lo aveva incorniciato, ma poi lo aveva rimesso nel baule. “Non si incornicia la rabbia. Si conserva.”

- Una foto sbiadita di lui e Damiano, davanti al palco di Wacken, con le corna al cielo e il fango fino alle ginocchia. “Quella fu la vera comunione,” diceva.

- Un vinile dei Bathory, mai ascoltato. “Non ho il coraggio. È come leggere un grimorio. Lo tengo per l’ultima notte.”

Vanni chiuse il baule. Lo accarezzò. Poi si alzò, prese la chitarra, e suonò un riff che non aveva mai suonato prima. Era lento, oscuro, ma pieno di vita. “Questo è per loro,” disse. “Per chi non c’è più. Per chi c’è ancora. Per chi non smetterà mai.” 

"immagine Il baule Heavy Metal di Vanni è stato portato alla luce in pieno stile metal: un forziere incandescente si spalanca in una sinistra cantina, con teschi nelle ombre e fiamme sprigionate verso un cielo al crepuscolo. Cinghie e borchie adornano il baule, mentre il nuovo titolo svetta pronto a raccontare storie di ribellione."


mercoledì 24 settembre 2025

Vanni alla Stazione: Il Ritorno del Disperso

Dopo il concerto di Ozzy, Damiano era ancora in trance. Aveva perso la voce, il senso del tempo, e… Vanni. L’amico metallaro, quello che si era perso tra il pogo e le birre, non rispondeva ai messaggi. Ultimo avvistamento: vicino al palco, con le braccia al cielo durante War Pigs.

Ore dopo, Damiano vagava per la stazione di King’s Cross, cercando un treno, un taxi, un segno. E lì, tra i binari e le ombre, lo vide.

Vanni.

Seduto su una panchina, con lo sguardo perso e una maglietta strappata dei Black Sabbath. In mano, un vinile che non aveva comprato. Sul retro, una dedica: “To Vanni. Stay loud. Ozzy.”

Damiano si avvicinò. “Ma dove sei finito?” Vanni lo guardò, lentamente. “Non lo so. Credo di aver attraversato qualcosa. Quando Ozzy ha cantato Dreamer, ho visto… cose. Tipo, il backstage dell’universo.”

Silenzio. Poi risate. Poi abbracci.Poi birre... Quella notte, non tornarono in hotel. Rimasero lì, a parlare di riff, di sogni, di stazioni che sembrano portali. E Vanni, da allora, non è più lo stesso. Ha tatuato il logo di Ozzy sul braccio. E ogni volta che sente Crazy Train, si ferma. E sorride.... 

Immagine episodio Vanni alla Stazione: Il Ritorno del Disperso è pronta: un treno infernale emerge dalle fiamme di una stazione abbandonata, con una locomotiva demoniaca che sembra urlare nel vento. Binari arrugginiti, cielo tempestoso e il ritorno di Vanni come un’ombra ribelle che sfida il destino."

                            

 

L’Ultimo Concerto di Ozzy

 (Cronaca di una notte che non voleva finire)

Era una sera d’ottobre, e il cielo sopra Londra sembrava trattenere il respiro. Il cartellone diceva: Ozzy Osbourne – The Final Scream. Nessuno ci credeva davvero. Ozzy aveva già sfidato la morte, la medicina e la logica. Ma stavolta… sembrava vero.

Damiano era lì. Biglietto strappato, giubbotto borchiato, cuore in gola. L’arena era piena di anime nere, vecchi metallari con le lacrime agli occhi, giovani che volevano dire “Io c’ero”. Sul palco, un trono d’ossa e amplificatori Marshall. Dietro, il logo di Ozzy brillava come un sigillo magico.

Le luci si abbassarono. Silenzio. Poi… “I Don’t Know”. Il riff tagliò l’aria come una lama. Ozzy apparve, lento, ma possente. La voce era roca, ma viva. Ogni parola sembrava scolpita nel marmo. “Let me hear you scream!” urlò — e l’arena esplose.

Il concerto fu un viaggio. Crazy Train, Mr. Crowley, No More Tears. Ogni brano era una confessione, una battaglia, un addio. A metà serata, Ozzy si fermò. Guardò il pubblico. Disse:“Sono ancora qui. Perché voi siete ancora qui. E finché urlate, io non smetto.”

Poi arrivò Mama, I’m Coming Home. Le luci si fecero rosse. Il pubblico cantava. Alcuni piangevano. Ozzy si inginocchiò. Il palco sembrava tremare. E quando l’ultima nota svanì, lui si alzò, fece il segno delle corna, e scomparve nel fumo.

Nessuno uscì subito. Era come lasciare un tempio. Damiano scrisse sul suo blog: “Ozzy non ha chiuso un concerto. Ha aperto un portale. E noi ci siamo passati.” RIP OZZY.

" immagine episodio L'ultimo concerto di Ozzy con Ozzy al centro con occhiali e croce in stile poster vintage""