Milano era immersa in un silenzio innaturale.
Non il silenzio della notte.
Ma quello che precede il tradimento.
Damiano si svegliò di colpo.
Il jack vibrava sul comodino.
Non emetteva suono, ma un impulso ritmico, irregolare.
Come un cuore che batte fuori tempo.
Nel seminterrato del Conservatorio, la Frequenza era custodita.
Un nucleo sonoro, antico e instabile, capace di risvegliare memorie e piegare la realtà.
Era lì, protetta da rune armoniche e accordi dimenticati.
Fino a quella notte.
Il Traditore si era mosso.
Silenzioso, preciso.
Aveva disattivato i sigilli, bypassato le distorsioni di sicurezza, e rubato la Frequenza.
Non il suono. La sorgente.
Alle 03:03, un amplificatore si accese da solo nel centro di Milano.
Non emise musica.
Solo un battito. Accelerato. also.
Una Frequenza contraffatta.
Damiano lo percepì come un dolore dietro gli occhi.
Lorenzo, l’Angelo Poeta, si alzò in silenzio.
La sua spada non brillava.
Bruciava.La band si radunò.
Ivan, Mitch, Vanni, Puppy, Willo, Jps, Fede, Kaio.
Ognuno con il proprio strumento, ma nessuno suonava.
Era tempo di inseguire.
Il Traditore correva sui tetti, con la Frequenza chiusa in una valigetta blindata.
Ogni passo lasciava dietro di sé un’eco distorta.
Ogni salto, una nota sbagliata.
Vanni e Mitch lo inseguivano tra le antenne e i neon.
Puppy urlava nel microfono spento, cercando di richiamare la Frequenza.
Ma lei… non rispondeva.
Gli Iron Maiden apparvero sulle terrazze.
Non suonavano. Osservavano.
Bruce incrociò lo sguardo di Damiano.
Un cenno. Un patto silenzioso.
Il Traditore raggiunse il ponte di ferro sopra il Naviglio.
Si fermò.
Aprì la valigetta.
Dentro, solo silenzio.
La Frequenza non si lascia rubare.
Si lascia scegliere.
Damiano si avvicinò.
Non disse nulla.
Solo suonò.
Una nota.
Una sola.
Il Traditore cadde in ginocchio.
Non per dolore. Per vergogna.
Lorenzo si avvicinò.
Appoggiò la spada sul metallo del ponte.
Il suono si propagò come un’onda.
E la Frequenza tornò a casa.


